Quante volte un avvocato, dopo aver fornito una consulenza orale ad un cliente ed al momento della richiesta di pagamento, si è sentito dire: “ma abbiamo fatto solo una chiacchierata!”

Superato, faticosamente, il primo scoglio e spiegato al cliente che quella da lui classificata come “chiacchierata” è in realtà un parere orale e quindi, a tutti gli effetti, una prestazione professionale; ecco arrivare puntuale la seconda obiezione: “non mi ha detto che questa chiacchierata/parere era a pagamento”.

Senza addentrarmi in farraginose ed alquanto vittimistiche elucubrazioni sul valore del tempo che un avvocato dedica ad un cliente, mi limito a citare una pertinente ed illuminante pronuncia della Corte d’Appello di Milano che, con provvedimento del settembre 2022 (Corte Appello Milano, sez. II civile, sent. n. 3009 del 29 settembre 2022, pres. est. Schiaffino), ha chiarito che il professionista, per esigere il pagamento, deve solo provare il conferimento dell’incarico e l’adempimento dello stesso e non anche la pattuizione del corrispettivo. Chiarisce (fortunatamente) la Corte d’Appello che “è onere del committente dimostrare l’eventuale accordo sulla gratuità della prestazione”.